di Irena Salina con Bill Alexander, Maude Barlow. Croazia-USA2008, 82’, v.o. sott. it.
Produzione
Distribuzione
Sceneggiatura
Musiche Christophe Julien
Montaggio Caitlin Dixon, Madeleine Gavin, Andrew Mondshein
Fotografia Pablo de Selva, Irena Salina
Un meraviglioso, appassionato, poetico film scientifico e militante sull’acqua e sul nostro pianeta, grande corpo filtrante che per milioni di anni ha purificato, usato, riciclato e preservato l’acqua. Poi siamo arrivati noi e negli ultimi cinquant’anni, sporcando e rendendone inutilizzabili ogni giorno miliardi di metri cubi, siamo riusciti ad avvelenare le falde, uccidere i fiumi, inaridire il mare. Manca l’acqua, mancherà sempre di più. In questo film gli scienziati spiegano perché stiamo raggiungendo il punto di non ritorno, i cartelli mondiali dell’acqua chiedono la privatizzazione globale delle risorse idriche, gli attivisti lottano contro le multinazionali, e ci siamo noi con la nostra quotidiana stupidità, noi che paghiamo per avere acqua in bottiglia meno pura e meno sana di quella che esce dai nostri rubinetti. Perché, come dice uno studio voluto dalle Nazioni Unite, “meno della metà di quanto il mondo spende per comprare acqua in bottiglia basterebbe per dare acqua pulita a tutta l’umanità”.
In programmazione
28/04 ore 15:15 Galleria 4
ingresso libero
A seguire, incontro con Marco Anzidei, ricercatore Ingv (geologo) e coordinatore del progetto SAVEMEDCOASTS. Finanziato dalla comunità europea attraverso la DG-ECHO (European Civil Protection and Humanitarian Aid Operations), il progetto sta fornendo nuovi scenari sul potenziale allagamento marino fino al 2100 per zone specifiche delle coste del Mediterraneo, supportando gli stakeholders ad affrontare adeguate politiche territoriali. Nel Mediterraneo sono state classificate 163 piane costiere principali, poste a meno di 2 metri al di sopra del livello del mare, che sono maggiormente esposte agli effetti indotti dai cambiamenti climatici, tempeste e tsunami. L’aumento del livello di quasi 1 metro atteso per il 2100, come stimato da IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), interessa una superficie costiera del Mediterraneo pari a circa 38.529 km2, corrispondente a circa 5.5 milioni di campi di calcio. Alcune di queste piane potrebbero quindi sparire o ridursi sensibilmente nei prossimi 80 anni.